Un numero schiacciante di americani vive con il diabete e molti altri con prediabete. Anche se l’obesità è un fattore di rischio per questa condizione, una nuova ricerca suggerisce che potrebbe essere solo un certo tipo di grasso a produrre il diabete di tipo 2.
Oltre 29 milioni di americani, ovvero il 9,3% della popolazione degli Stati Uniti, convivono con il diabete, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Il diabete di tipo 2 rappresenta il 90-95% di tutti questi casi.
Nel diabete di tipo 1, i pazienti non producono abbastanza insulina, mentre nel diabete di tipo 2, sebbene il corpo produca insulina, non riesce a utilizzarla in modo efficace.
L’insulina viene secreta dal pancreas in risposta all’assunzione di zucchero, permettendo alle cellule di assorbire il glucosio, che viene poi trasformato in energia. Tuttavia, nei pazienti in cui l’insulina non viene utilizzata in modo corretto, il glucosio non viene assimilato dalle cellule e si accumula nel sangue, portando a livelli di zucchero nel sangue anormalmente elevati.
Sebbene il sovrappeso o l’obesità siano noti fattori di rischio per il diabete, è interessante notare che la malattia può manifestarsi anche in persone con un peso sano. Ricerche precedenti hanno dimostrato che il 12% delle persone diagnosticate con diabete tra il 1990 e il 2011 aveva un peso normale e, una volta diagnosticati, questi partecipanti avevano maggiori probabilità di morire di diabete rispetto ai loro coetanei più pesanti.
Fino ad ora, le ragioni di questo fenomeno erano sconosciute. Tuttavia, una nuova ricerca sembra aver chiarito non solo perché le persone normopeso possano essere soggette al diabete di tipo 2, ma anche perché alcune persone risultano più vulnerabili rispetto ad altre.
Potrebbe essere che un certo tipo di grasso sia responsabile della predisposizione al diabete di tipo 2, indipendentemente dal peso corporeo.
Le Ceramidi e la Resistenza all’Insulina nei Topi
Scott Summers, Ph.D., presidente del Dipartimento di Nutrizione e Fisiologia Integrativa della University of Utah, è convinto che una classe tossica di metaboliti dei grassi chiamata ceramidi possa essere alla base del diabete di tipo 2.
La nuova ricerca condotta da Summers e dal suo team ha dimostrato che un accumulo di ceramidi ostacola il normale funzionamento del tessuto adiposo nei topi. Quando si mangia in eccesso, parte del grasso in surplus viene immagazzinato o bruciato per produrre energia; tuttavia, in alcune persone, il grasso in eccesso si trasforma in ceramidi.
«Le ceramidi influenzano il modo in cui il corpo gestisce i nutrienti, compromettono la risposta all’insulina e alterano anche il modo in cui si bruciano le calorie», spiega Scott Summers.
Quando si accumulano troppi ceramidi nel tessuto adiposo, il corpo raggiunge un «punto critico», come afferma Summers, portando il tessuto adiposo a smettere di funzionare correttamente. Di conseguenza, il grasso può riversarsi nei vasi sanguigni, colpire il cuore o danneggiare i tessuti periferici.
Le ceramidi sono state collegate al diabete attraverso almeno tre meccanismi distinti: causano la morte delle cellule beta pancreatiche, aumentano la resistenza all’insulina e riducono l’espressione del gene dell’insulina. Questo studio sottolinea ulteriormente il ruolo delle ceramidi nella resistenza all’insulina.
L’aggiunta di ceramidi extra alle cellule adipose nei topi le rendeva insulino-resistenti e incapaci di bruciare calorie. Al contrario, i topi con livelli ridotti di ceramidi non sviluppavano resistenza all’insulina. Inoltre, i topi con eccesso di ceramidi erano più propensi a sviluppare diabete e malattie del fegato grasso.
I risultati dello studio sono stati pubblicati nell’ultimo numero di una rivista di settore.
Implicazioni per la Ricerca Futuro
Questa ricerca suggerisce che alcune persone possono essere predisposte a convertire il grasso in eccesso in ceramidi piuttosto che in calorie. «[La ricerca] suggerisce che alcune persone magre potrebbero sviluppare diabete o malattia del fegato grasso se fattori come la genetica innescano l’accumulo di ceramidi», afferma l’autore principale Bhagirath Chaurasia, professore associato presso la University of Utah.
Summers osserva che alcuni paesi asiatici presentano tassi di diabete più elevati rispetto agli Stati Uniti, nonostante l’incidenza di obesità sia relativamente bassa. Il diabete è stato già collegato a specifiche razze ed etnie: afroamericani, ispanici, nativi americani e alcune popolazioni asiatiche e hawaiane risultano particolarmente a rischio per il diabete di tipo 2, secondo il CDC.
«Alcune persone non sono geneticamente predisposte a gestire i grassi alimentari», afferma Summers. «Non è solo questione di quanto mangi; alcune persone possono mangiare molto e gestire il grasso in modo efficace, rimanendo in buona salute».
Di conseguenza, gli scienziati stanno ora esaminando le mutazioni genetiche che potrebbero rendere alcune persone più vulnerabili all’accumulo di ceramidi. Secondo i ricercatori, i livelli di ceramide sono un indicatore più preciso del diabete negli uomini rispetto all’obesità. Nei pazienti di Singapore che hanno subito un intervento di bypass gastrico, pur essendo tutti obesi, si sono riscontrati differenti livelli di ceramidi. Quelli con livelli più bassi non avevano diabete di tipo 2, mentre quelli con diagnosi di malattia avevano livelli elevati di questi metaboliti tossici.
Attualmente, Summers sta lavorando per sviluppare farmaci in grado di inibire la sintesi delle ceramidi. «Bloccando la produzione di ceramidi, potremmo prevenire lo sviluppo del diabete di tipo 2 o altre condizioni metaboliche, almeno in alcune persone», conclude Chaurasia.
Di seguito, vengono presentati ulteriori dati recenti riguardanti il diabete di tipo 2 e l’importanza di monitorare i livelli di ceramidi nel corpo. Uno studio del 2023 ha dimostrato che la riduzione dei livelli di ceramidi attraverso interventi dietetici mirati può migliorare significativamente la sensibilità all’insulina. Inoltre, la ricerca ha evidenziato come l’attività fisica regolare possa contribuire a mantenere sotto controllo i livelli di ceramidi, riducendo così il rischio di sviluppare complicazioni legate al diabete. Infine, un’indagine recente ha messo in luce l’importanza della genetica nel determinare la suscettibilità individuale al diabete, suggerendo che futuri trattamenti potrebbero dover considerare fattori genetici per essere più efficaci.