Un recente rapporto pubblicato su Archives of Dermatology rivela che le persone affette da herpes zoster – comunemente noto come fuoco di Sant’Antonio – presentano una probabilità significativamente maggiore di avere membri della famiglia che hanno vissuto la stessa condizione.
L’herpes zoster è una malattia caratterizzata da un’eruzione cutanea con vesciche in un’area specifica o su un lato del corpo. Si sviluppa quando il virus varicella zoster – il virus responsabile della varicella – viene riattivato nei nervi del midollo spinale. Sebbene la maggior parte degli adulti porti il virus varicella zoster, solo tra il 10% e il 30% di essi sviluppa effettivamente l’infezione. Questa malattia può causare un notevole dolore neuropatico e ha anche un impatto economico significativo. Le persone più anziane, quelle con depressione, o con un sistema immunitario compromesso, oltre a chi soffre di altre patologie, sono più vulnerabili all’herpes zoster. Tuttavia, studi precedenti hanno dimostrato che fattori come sesso, etnia, stress, traumi ed esposizione ai metalli pesanti possono anch’essi rappresentare rischi associati alla malattia. Ricerche recenti nel campo della genetica hanno evidenziato ulteriori fattori di rischio per altre malattie infettive legate a una ridotta immunizzazione.
Il fulcro della ricerca condotta da Lindsey D. Hicks, B.S. (Università della Texas Medical School di Houston) e colleghi è stato l’esame dei fattori di rischio per l’herpes zoster, oltre all’immunodepressione, in particolare in considerazione della disponibilità di un nuovo vaccino contro l’herpes zoster. I ricercatori hanno analizzato 504 pazienti trattati per l’herpes zoster tra il 1992 e il 2005, confrontandoli con 523 soggetti di controllo che erano stati seguiti per altre condizioni cutanee minori o croniche nella stessa clinica. Sono stati raccolti dati aggiuntivi riguardanti le informazioni demografiche e la storia personale e familiare di herpes zoster.
La scoperta principale degli autori è stata che «Una proporzione significativamente maggiore di casi ha riportato una storia familiare di herpes zoster (39,3% vs 10,5%).» Rispetto agli individui nel gruppo di controllo, coloro che avevano contratto l’herpes zoster avevano 4,35 volte più probabilità di avere un parente di primo grado colpito dalla malattia e 4,27 volte più probabilità di avere un familiare con una storia legata all’herpes zoster.
«Il nostro studio suggerisce una forte associazione tra lo sviluppo dell’herpes zoster e la presenza di un parente di sangue con una storia di zoster. Questi pazienti rappresentano una popolazione a maggior rischio di sviluppare herpes zoster e, pertanto, necessitano di una vaccinazione mirata. Prendere di mira questi individui ad alto rischio in base alla loro storia familiare potrebbe ridurre sia la possibilità di future infezioni da herpes zoster che le spese sanitarie legate alla morbilità da herpes zoster», concludono gli autori.
**Nuove Ricerche e Prospettive sul Rischio Familiare di Herpes Zoster**
Recenti studi del 2024 hanno ulteriormente confermato l’importanza della storia familiare come fattore di rischio per l’herpes zoster. Una revisione sistematica ha mostrato che la predisposizione genetica può giocare un ruolo cruciale, suggerendo che i pazienti con parenti affetti potrebbero beneficiare di screening e vaccinazioni preventive più tempestive. Inoltre, sono emerse nuove evidenze che collegano lo stress cronico e l’ansia come fattori scatenanti in individui geneticamente predisposti, rendendo cruciale un approccio multidisciplinare nella gestione e prevenzione della malattia.
In questo contesto, è essenziale continuare a monitorare e studiare i fattori di rischio associati all’herpes zoster per sviluppare strategie di prevenzione più efficaci e personalizzate, in modo da migliorare la salute pubblica e ridurre l’incidenza della malattia.
La storia familiare come fattore di rischio per herpes zoster: uno studio caso-controllo
Lindsey D. Hicks; Robert H. Cook-Norris; Natalia Mendoza; Vandana Madkan; Anita Arora; Stephen K. Tyring
Archivi di Dermatologia. (2008). 144 [5]: 603-608.
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Scritto da: Peter M Crosta