La perdita dell’udito causata dal rumore è associata a sinapsi danneggiate che collegano i nervi e le cellule ciliate nella coclea, una parte fondamentale dell’orecchio interno. Tuttavia, un nuovo studio condotto sui topi suggerisce che l’ipoacusia indotta dal rumore possa essere prevenuta grazie a un semplice composto chimico, il quale è in grado di proteggere i nervi che stimolano la coclea.
I ricercatori del Weill Cornell Medical College di New York hanno riportato le loro scoperte in una recente pubblicazione scientifica.
La coclea ha il compito di trasmettere messaggi sonori attraverso i nervi al ganglio a spirale, il quale poi invia tali messaggi al cervello. Quando un individuo è esposto a forti rumori, le sinapsi che collegano i nervi cocleari e le cellule ciliate subiscono danni, portando così alla perdita dell’udito.
Il Dr. Kevin Brown, autore principale e professore associato presso la Scuola di Medicina della Carolina del Nord (dove ha condotto la ricerca presso Weill Cornell), sottolinea che uno dei «principali limiti nella gestione dei disturbi dell’orecchio interno, inclusa la perdita dell’udito, è rappresentato dal numero molto limitato di opzioni di trattamento disponibili».
Per esplorare potenziali trattamenti, il suo team ha somministrato il riboside di nicotinamide (NR) – un precursore della vitamina B3 – ai topi prima o dopo l’esposizione a forti rumori.
I risultati hanno mostrato che l’NR è riuscito a prevenire con successo il danneggiamento delle connessioni sinaptiche nei topi, evitando sia la perdita dell’udito a breve termine che quella a lungo termine.
Inoltre, il team ha scoperto che l’NR era efficace sia se somministrato prima che dopo l’esposizione al rumore.
‘NR entra nelle cellule e può essere assorbito per via orale’
In precedenti ricerche, il Dr. Brown e i suoi colleghi avevano già dimostrato che la nicotinammide adenina dinucleotide (NAD +) – a cui l’NR è un precursore – proteggeva le cellule nervose della coclea da eventuali lesioni. Tuttavia, dato che il NAD + è instabile, non erano certi della sua applicabilità in organismi vivi.
Per questo motivo, hanno deciso di utilizzare l’NR, un composto stabile. La Dottoressa Samie Jaffrey, co-autrice dello studio, spiega:
«L’NR penetra nelle cellule molto facilmente e può essere assorbito quando assunto per via orale. Ha tutte le caratteristiche che ci si aspetterebbe da un medicinale destinato all’uso umano».
Sebbene i risultati di questo studio abbiano implicazioni significative per prevenire la perdita dell’udito, i ricercatori suggeriscono che potrebbero estendersi anche al trattamento di condizioni legate all’età, come l’ipertensione polmonare.
La chiave di questo meccanismo è la proteina sirtuina 3 (SIRT3), che svolge un ruolo cruciale nella funzione dei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule. Attraverso la loro ricerca, il team ha dimostrato che sia l’NR che il NAD + contribuiscono a prevenire la perdita dell’udito aumentando l’attività di SIRT3.
Da questo risultato, il team ha teorizzato che l’incremento dell’attività di SIRT3 sia collegato alle proprietà protettive dell’NR.
I risultati potrebbero aiutare nel trattamento delle sindromi metaboliche
Per indagare ulteriormente, i ricercatori hanno ottimizzato i livelli di SIRT3 indipendentemente dall’NR per verificare se potessero comunque prevenire la perdita dell’udito a seguito dell’esposizione al rumore. Hanno scoperto che l’eliminazione del gene SIRT3 nei topi annullava qualsiasi effetto protettivo dell’NR. Inoltre, hanno evidenziato che un nuovo ceppo di topi, progettato per esprimere alti livelli di SIRT3, risultava naturalmente resistente all’ipoacusia indotta dal rumore, anche in assenza di NR.
Poiché i livelli di SIRT3 diminuiscono con l’età, i ricercatori affermano che ciò potrebbe spiegare la perdita dell’udito legata all’età. È interessante notare che alcuni individui possiedono varianti genetiche di SIRT3 che hanno un impatto negativo sull’attività degli enzimi, rendendoli più vulnerabili ai danni uditivi causati dal rumore.
Commentando le loro scoperte, il Dr. Eric Verdin, co-autore dello studio e professore di medicina all’Università della California-San Francisco, afferma:
«Il successo di questo studio suggerisce che mirare a SIRT3 utilizzando l’NR potrebbe rappresentare un obiettivo praticabile per il trattamento di vari disturbi legati all’invecchiamento, non solo la perdita dell’udito, ma anche sindromi metaboliche come obesità, ipertensione polmonare e persino diabete.»
Recentemente, nell’ottobre di quest’anno, è stato riportato uno studio in cui i ricercatori sono riusciti a ripristinare la perdita dell’udito causata dal rumore nei topi. Questi progressi offrono nuove speranze per strategie terapeutiche efficaci nel futuro.
Nuove Prospettive nella Ricerca Uditiva
Con l’avanzare della ricerca, emergono sempre più dati che suggeriscono che la nutrizione e l’uso di integratori vitaminici potrebbero avere un ruolo significativo nella salute uditiva. Recenti studi hanno dimostrato che la carenza di vitamine essenziali, come le vitamine del gruppo B e la vitamina E, può contribuire a un aumento del rischio di perdita dell’udito. Inoltre, sono in corso studi clinici per valutare l’efficacia di diverse combinazioni di integratori vitaminici e minerali nel miglioramento della funzione uditiva e nella prevenzione di danni acustici.
In sintesi, la ricerca continua a suggerire che un approccio proattivo alla salute uditiva, che includa l’assunzione di integratori vitaminici, potrebbe non solo prevenire la perdita dell’udito, ma anche migliorare la qualità della vita complessiva nelle persone a rischio. È fondamentale rimanere aggiornati sulle ultime scoperte e considerare un consulto con professionisti della salute per esplorare opzioni preventive personalizzate.