Una prova di una nuova classe di farmaci ha mostrato che può ridurre le vampate di calore della menopausa di quasi tre quarti entro 4 settimane, con effetti che iniziano già dopo 3 giorni dall’inizio della terapia.
Il composto sperimentale, originariamente sviluppato per trattare la schizofrenia, deve ancora essere sottoposto a ulteriori studi per valutare appieno la sua sicurezza ed efficacia nell’alleviare le vampate di calore nelle donne in menopausa.
Tuttavia, i ricercatori sono fiduciosi che questa nuova classe di farmaci offrirà presto un’alternativa efficace per le donne che non possono o non desiderano sottoporsi a terapia ormonale sostitutiva (HRT).
I risultati dello studio, riportati nel 2017, sono stati recentemente analizzati in modo più dettagliato dai ricercatori, che hanno esaminato l’andamento temporale degli effetti del farmaco.
La nuova analisi, condotta dall’Imperial College di Londra, ha rivelato dati significativi. «Lo sapevamo già», ha affermato l’autore senior dello studio, Waljit Dhillo, professore al Dipartimento di Medicina dell’Imperial College di Londra, «questo composto potrebbe rappresentare un punto di svolta per le donne in menopausa, permettendo di eliminare tre quarti delle loro vampate di calore in 4 settimane.»
«Questa nuova analisi», ha continuato, «conferma che l’effetto benefico si manifesta molto rapidamente, in soli 3 giorni».
La menopausa, vampate di calore e HRT
La menopausa segna una fase cruciale nella vita di una donna, caratterizzata dalla cessazione dei cicli mestruali e da una diminuzione dei livelli di estrogeni ormonali, prodotti dalle ovaie, che comporta la perdita della capacità di concepire naturalmente. Questo processo avviene generalmente tra i 45 e i 55 anni.
Il termine «vampate di calore» si riferisce a episodi ricorrenti di «sintomi vasomotori», durante i quali le donne che si avvicinano alla menopausa avvertono arrossamenti e sensazioni di calore nel viso e nella parte superiore del corpo.
Negli Stati Uniti, circa tre quarti delle donne in menopausa riferiscono di soffrire di vampate di calore.
Per alcune donne, le vampate di calore possono essere solo un fastidio, ma per molte altre, questi episodi possono risultare estremamente scomodi, con sudorazioni abbondanti.
Le vampate di calore possono verificarsi anche durante la notte, causando sudorazioni notturne. In alcuni casi, i sintomi sono così gravi da compromettere la qualità della vita.
Ogni donna vive le vampate di calore in modo unico. Di solito, la loro frequenza aumenta man mano che ci si avvicina alla menopausa, raggiungendo un picco circa due anni dopo la cessazione del ciclo mestruale, per poi diminuire gradualmente.
L’esperienza delle vampate di calore può durare da sei mesi a cinque anni, sebbene in alcuni casi possa protrarsi per dieci anni o più.
La terapia ormonale sostitutiva ha dimostrato di alleviare i sintomi della menopausa in molte donne, ma poiché si basa sugli estrogeni, comporta anche dei rischi.
Ad esempio, gli autori dello studio chiariscono che la terapia ormonale sostitutiva non è raccomandata per le donne con una storia di cancro al seno, e altre ricerche hanno collegato la HRT a un aumento del rischio di cancro ovarico.
Grande riduzione delle vampate di calore entro 3 giorni
Il nuovo articolo descrive come il composto sperimentale, chiamato MLE4901, sia stato testato in uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo. I partecipanti includevano 37 donne in menopausa, di età compresa tra 40 e 62 anni, che sperimentavano almeno sette vampate al giorno.
Il team di ricerca ha assegnato casualmente alle donne un trattamento di 4 settimane con una dose giornaliera di 80 milligrammi del farmaco o un placebo.
Dopo le 4 settimane, le donne hanno cambiato protocollo, con quelle che assumevano il farmaco che passavano al placebo e viceversa per ulteriori 4 settimane.
I risultati hanno dimostrato che, quando le partecipanti assumevano il farmaco sperimentale, sperimentavano una media di vampate di calore significativamente inferiore rispetto al periodo in cui assumevano il placebo.
Un risultato altrettanto importante, emerso dalla nuova analisi temporale, è che il composto ha iniziato a mostrare un «effetto significativo» già dopo 3 giorni.
In particolare, dopo il terzo giorno di trattamento, la frequenza delle vampate di calore si è ridotta del 72% «rispetto al basale», con una «riduzione di 51 punti percentuali rispetto al placebo», come sottolineano gli autori dello studio.
La dimensione di questo effetto «è persistenza per tutto il periodo di 4 settimane», aggiungono, evidenziando che il farmaco ha anche ridotto la gravità delle vampate di calore del 38% già al giorno 3.
Il nuovo farmaco potrebbe alleviare molti sintomi
Il Prof. Dhillo ha spiegato che, poiché MLE4901 presenta effetti collaterali che impattano sul fegato, saranno sviluppati altri farmaci con meccanismi d’azione simili, che saranno testati in ulteriori studi. Una nuova sperimentazione è già stata avviata negli Stati Uniti.
I ricercatori ipotizzano che i composti agiscano inibendo la neurochinina B (NKB), una sostanza presente nel cervello che studi precedenti su animali e umani hanno suggerito possa scatenare le vampate di calore.
La nuova analisi ha rivelato anche che il nuovo farmaco ha alleviato sia le vampate di calore diurne che quelle notturne.
In aggiunta, le donne hanno riportato una diminuzione dell’82% nel numero di vampate che interrompevano il sonno notturno e un 77% in meno di compromissione della concentrazione mentre erano in trattamento con il farmaco.
Tuttavia, i ricercatori non sono in grado di determinare se questi ulteriori miglioramenti siano il risultato di un minor numero di vampate di calore o se siano un effetto diretto del farmaco sul cervello.
Rimangono fiduciosi, tuttavia, che il farmaco possa migliorare direttamente molti sintomi della menopausa, che vanno dalle vampate di calore ai disturbi del sonno, dalle difficoltà di concentrazione fino all’aumento di peso, a causa delle molteplici aree del cervello coinvolte con la NKB.
Il Prof. Dhillo ha notato che questo processo ha permesso loro di scoprire un «nuovo uso terapeutico per un composto che era rimasto inutilizzato» e si aspettano che, entro tre anni, questo farmaco apporterà «una differenza tangibile nelle vite di milioni di donne.»
«Questa classe di nuovi farmaci potrebbe fornire alle donne un’alternativa tanto necessaria alla terapia ormonale sostitutiva.»
Prof. Waljit Dhillo