Nuove Scoperte sul Trattamento delle Lesioni Spinali

Gli scienziati hanno recentemente scoperto che respirare bassi livelli di ossigeno in brevi intervalli di tempo potrebbe migliorare la mobilità delle persone con lesioni del midollo spinale. Questi risultati sono stati pubblicati in uno studio approfondito su una rivista di settore.

La lesione del midollo spinale (SCI) si verifica quando i nervi che collegano il midollo spinale alla schiena vengono danneggiati. Questo danno comporta spesso una riduzione della sensibilità e una significativa perdita di mobilità, rendendo difficile per le persone camminare.

Secondo il National Spinal Cord Injury Statistical Center (NSCISC), ogni anno negli Stati Uniti ci sono circa 12.000 nuovi casi di lesioni spinali.

Randy D. Trumbower, ricercatore presso la Emory University di Atlanta, GA, e autore di questo studio innovativo, sottolinea che circa il 59% delle lesioni spinali sono incomplete. Ciò implica che, nonostante il danno, esiste la possibilità di recupero delle funzioni spinali.

«Purtroppo, le persone con questo tipo di lesione raramente recuperano la piena capacità di camminare,» aggiunge Trumbower.

Tuttavia, gli studiosi sono fiduciosi che queste nuove scoperte possano offrire speranza a chi ha perso la mobilità a causa di lesioni spinali.

Pazienti Esposti al Trattamento con Ipossia

Per arrivare a queste scoperte, i ricercatori hanno analizzato 19 individui con lesioni spinali localizzate tra i livelli C2 (collo) e T12 (vertebre toraciche).

I partecipanti non presentavano accorciamenti articolari e avevano una limitata ma presente capacità di movimento alla caviglia, al ginocchio e all’anca. Inoltre, erano in grado di camminare almeno un passo senza assistenza.

I soggetti sono stati divisi in due gruppi. Nel primo gruppo, nove persone sono state sottoposte a ipossia, ovvero brevi esposizioni a bassi livelli di ossigeno, o a un trattamento fittizio (gruppo di controllo) in cui ricevevano solo ossigeno a livelli normali. Dopo due settimane, i gruppi hanno ricevuto il trattamento alternato.

Il protocollo di trattamento con ipossia prevedeva che i soggetti respirassero bassi livelli di ossigeno attraverso una maschera per 90 secondi, seguiti da 60 secondi di ossigeno normale, per un totale di 40 minuti al giorno per cinque giorni.

Il secondo gruppo ha effettuato lo stesso trattamento, seguito da una prova di camminata il più rapidamente possibile per 30 minuti entro un’ora dalla fine del trattamento. Anche questo gruppo ha poi ricevuto il trattamento alternativo dopo due settimane.

I ricercatori hanno monitorato la velocità di camminata e la resistenza dei partecipanti prima dell’inizio dello studio, al primo e al quinto giorno di trattamento, e una e due settimane dopo la conclusione del trattamento.

Aumento della Resistenza del 250%

I risultati hanno mostrato che in un test di camminata di 10 metri, i partecipanti sottoposti al trattamento con ipossia hanno registrato un miglioramento medio di 3,8 secondi rispetto a quando respiravano solo ossigeno normale.

In un test di resistenza di 6 minuti, i soggetti che ricevevano il trattamento con ipossia hanno aumentato la loro capacità di camminare di una media di 100 metri, corrispondente a un incremento del 250% rispetto a quelli che seguivano il trattamento fittizio.

Nel complesso, tutti i partecipanti hanno mostrato un miglioramento nella deambulazione. In particolare, oltre il 30% ha aumentato la propria velocità di cammino di almeno 1/10 di metro al secondo, e il 70% ha migliorato la propria resistenza di almeno 50 metri.

In un editoriale collegato allo studio, Michael G. Fehlings dell’Università di Toronto in Canada, esplora le possibili spiegazioni per cui questo trattamento con ipossia possa essere efficace:

«Una domanda fondamentale sollevata da questa ricerca è come un trattamento che richiede di respirare bassi livelli di ossigeno possa migliorare la mobilità, specialmente in pazienti con funzionalità polmonare compromessa e ridotte abilità motorie.

Una potenziale spiegazione potrebbe essere il ruolo della serotonina spinale, un neurotrasmettitore che innesca una serie di cambiamenti nelle proteine ​​responsabili del ripristino delle connessioni spinali.»

Gli esperti avvertono che l’ipossia cronica o prolungata deve essere attuata esclusivamente da professionisti in un ambiente medico controllato, poiché potrebbe comportare rischi significativi per la salute.

Recenti studi hanno anche evidenziato progressi nella creazione di una vescica protesica, progettata per migliorare il controllo urinario nei pazienti con lesioni spinali, aprendo nuovi orizzonti nella riabilitazione.

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