Non esiste un singolo test per la schizofrenia; la sua diagnosi si basa sulle valutazioni degli esperti di salute mentale. Tuttavia, un recente studio suggerisce che un esame del sangue potrebbe identificare chi è ad alto rischio di schizofrenia e altre forme di psicosi, permettendo interventi precoci e migliori esiti terapeutici.
Il gruppo di ricerca, guidato dalla dott.ssa Diana O. Perkins dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, ha pubblicato i risultati sulla rivista scientifica di riferimento.
La schizofrenia, un disturbo mentale complesso, colpisce circa 24 milioni di persone in tutto il mondo, ossia 7 individui ogni 1.000. Questa condizione si manifesta con allucinazioni, delusioni, pensieri disfunzionali e movimenti corporei irregolari.
È ben noto che un trattamento precoce per la schizofrenia porta a risultati migliori. Secondo il Dott. Perkins e il suo team, ciò suggerisce che intervenire durante la fase prodromica della malattia – quando i sintomi iniziano a manifestarsi – potrebbe ridurre il rischio di sintomi gravi o disabilità a lungo termine.
Tuttavia, una delle principali difficoltà nel trattamento precoce della schizofrenia è l’incapacità di identificare chi è a maggior rischio di sviluppare la malattia. I risultati di questo studio potrebbero rappresentare una svolta in questo senso.
Le Analisi Del Sangue Come Strumento Predittivo
Studi precedenti hanno dimostrato che i pazienti con schizofrenia presentano anomalie nei livelli di marcatori legati all’infiammazione, allo stress ossidativo, al metabolismo e agli ormoni. Considerando ciò, il team ha analizzato campioni di sangue di 32 pazienti con sintomi indicativi di alto rischio di psicosi, confrontandoli con campioni di sangue di 35 soggetti di controllo. L’obiettivo era verificare se la presenza dei marcatori potesse predire quali individui avrebbero sviluppato psicosi.
Tutti i partecipanti sono stati seguiti clinicamente ogni sei mesi per un massimo di due anni.
I risultati hanno rivelato che tra i 32 pazienti ad alto rischio, il team è riuscito a identificare con precisione coloro che hanno successivamente sviluppato psicosi grazie alla presenza di 15 marcatori specifici, definiti analiti, nel loro sangue.
Di questi pazienti, 14 hanno ricevuto diagnosi di schizofrenia, 13 di psicosi non specificata, due di depressione maggiore con caratteristiche psicotiche, uno di disturbo bipolare, uno di disturbo schizoaffettivo e uno di disturbo delirante.
Commentando le loro scoperte, il Dott. Perkins ha affermato:
«Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche prima che questo test del sangue possa essere utilizzato clinicamente, questi risultati offrono evidenze significative sulla natura della schizofrenia e suggeriscono nuove strade per interventi preventivi.»
I ricercatori sottolineano l’importanza di utilizzare questo esame del sangue per valutare altri pazienti ad alto rischio di psicosi, al fine di verificarne la validità e la riproducibilità.
«Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi, poiché probabilmente esistono molte altre combinazioni di analiti che potrebbero rivelarsi utili nella previsione del rischio di psicosi. Un’analisi del sangue potrebbe anche essere integrata con altre misure cliniche, di imaging o elettrofisiologiche associate alla progressione verso la psicosi in soggetti clinicamente ad alto rischio», aggiungono.
In sintesi, concludono che le loro scoperte mostrano un potenziale significativo nell’identificazione di nuovi obiettivi per la prevenzione della psicosi, evidenziando la necessità di ulteriori ricerche in questo campo. Recenti studi hanno anche suggerito che la schizofrenia potrebbe non essere una singola malattia, ma piuttosto composta da otto specifici disordini genetici.
Prospettive Future e Ricerche Recenti
Nel 2024, nuove ricerche hanno approfondito le basi genetiche della schizofrenia, suggerendo che la malattia è influenzata da una complessa interazione di fattori genetici e ambientali. Questo approccio multidimensionale potrebbe aprire la strada a terapie personalizzate e strategie preventive più efficaci.
Inoltre, studi recenti hanno evidenziato l’importanza della salute mentale nei giovani, sottolineando come il riconoscimento precoce dei sintomi e l’accesso ai servizi di supporto possano fare la differenza. L’implementazione di programmi di screening nelle scuole e nelle comunità potrebbe rivelarsi cruciale per affrontare il crescente problema della salute mentale tra i giovani.
In conclusione, mentre le scoperte attuali rappresentano un passo avanti significativo, è fondamentale continuare a investire nella ricerca e nel miglioramento delle pratiche cliniche per garantire che i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno in modo tempestivo e efficace.