Un nuovo studio ha recentemente arricchito il dibattito scientifico riguardo al legame tra la schizofrenia e l’uso della cannabis. Le evidenze emerse suggeriscono che non solo le persone predisposte alla schizofrenia siano più inclini a utilizzare la cannabis, ma che quest’ultima possa aumentare il rischio di sviluppare sintomi psicotici.
Studi recenti indicano che l’uso di cannabis è significativamente più diffuso tra le persone affette da psicosi rispetto alla popolazione generale, e si stima che possa aumentare il rischio di sintomi psicotici. Secondo i dati, fino al 40% degli utenti di cannabis riporta esperienze di psicosi, come paranoia e pensieri deliranti.
In particolare, i giovani che utilizzano la cannabis potrebbero affrontare un rischio maggiore di sviluppare disturbi psicotici, con evidenze che suggeriscono che quelli già affetti da schizofrenia possano avere una probabilità maggiore di sperimentare psicosi quando consumano cannabis. Precedenti avvertimenti hanno messo in guardia riguardo alle varietà di cannabis particolarmente potenti, come lo «skunk», che circolano tra i giovani.
Tuttavia, è importante sottolineare che i risultati di queste ricerche non sono definitivi e che gli esperti richiedono ulteriori studi per chiarire la relazione tra cannabis e salute mentale.
I dati sul genoma rivelano il possibile collegamento
Il Dr. Suzi Gage e il suo team della School of Experimental Psychology dell’Università di Bristol, nel Regno Unito, hanno trovato ulteriori prove che la cannabis possa essere particolarmente pericolosa per le persone con schizofrenia. È fondamentale notare che altri fattori possono influenzare la salute mentale di un individuo.
Fatti veloci sulla cannabis:
- Circa il 44% degli adolescenti ha provato la marijuana almeno una volta nella vita.
- Si stima che il 46% delle persone negli Stati Uniti di età superiore ai 26 anni abbia utilizzato cannabis.
- Approssimativamente il 12,8% degli studenti dell’ottavo anno ha provato la sostanza, con lo 0,7% che la utilizza quotidianamente.
Gli autori dello studio hanno esaminato i fattori genetici che possono predire se una persona è propensa a utilizzare cannabis e se è a rischio di sviluppare schizofrenia, utilizzando dati provenienti da uno studio genomico di ampia portata. La tecnica della Randomizzazione Mendeliana ha permesso di analizzare varianti genetiche con l’ipotesi che gli utilizzatori di cannabis potrebbero differire geneticamente e biologicamente da coloro che non la usano.
I risultati indicano chiaramente che l’uso di cannabis può aumentare il rischio di schizofrenia, ma evidenziano anche che le persone a rischio di schizofrenia tendono a utilizzare cannabis più frequentemente. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i fattori genetici legati alla schizofrenia hanno un’influenza più forte rispetto a quelli legati all’uso di cannabis.
I ricercatori desiderano approfondire se esista un legame genetico che spieghi l’intensità dell’uso di cannabis tra le persone con schizofrenia, poiché i risultati suggeriscono che queste ultime abbiano una maggiore probabilità di essere utilizzatori pesanti di cannabis.
Il Prof. Marcus Munafò, membro del team di ricerca, ha proposto che «alcuni comportamenti o sintomi legati al rischio di schizofrenia potrebbero essere alleviati dagli effetti della cannabis»; in altre parole, l’uso di cannabis potrebbe rappresentare una forma di automedicazione per alcuni individui. Un’altra spiegazione potrebbe essere che «le persone con un rischio maggiore di schizofrenia potrebbero trarre più piacere dagli effetti psicologici della cannabis».
«C’è un consenso crescente sul fatto che il consumo di cannabis possa aumentare il rischio di sviluppare la schizofrenia. I nostri risultati confermano questa relazione, ma suggeriscono anche che coloro che sono a maggior rischio di schizofrenia potrebbero essere più inclini a provare la cannabis in primo luogo», afferma il Prof. Munafò.
In merito al ruolo che la cannabis potrebbe avere nell’aumentare o ridurre il rischio di schizofrenia, il Prof. Munafò ha sottolineato che, sebbene siano necessari ulteriori studi, le ricerche attuali suggeriscono che due componenti della cannabis, il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), potrebbero avere effetti significativi.
I ruoli di CBD e THC
L’intossicazione da THC è stata associata a esperienze psicotiche transitorie, mentre il CBD non provoca alterazioni della mente e potrebbe avere potenziale terapeutico, secondo l’Istituto nazionale per l’abuso di droghe (NIDA). La NIDA evidenzia che la maggior parte della marijuana ricreativa è caratterizzata da un alto contenuto di THC e un basso contenuto di CBD.
Il Dr. Gage e i suoi colleghi prevedono che la proporzione di THC rispetto al CBD possa giocare un ruolo cruciale nei sintomi psicotici. Inoltre, il Prof. Munafò ha affermato che saranno necessari dati provenienti da diverse fonti, inclusi studi di laboratorio ed epidemiologici, prima di giungere a conclusioni definitive.
Tra i limiti dello studio, è da notare la sovrapposizione relativamente piccola tra gli utenti di cannabis e le persone affette da schizofrenia, che include circa 1.500 partecipanti. Fino ad ora, pochi studi coerenti hanno confrontato gli effetti della cannabis, rendendo difficile valutare il suo impatto sulle strutture cerebrali. Tuttavia, è emerso che le persone affette da schizofrenia che fanno uso di cannabis hanno una maggiore probabilità di essere ricoverate in ospedale rispetto a quelle che non la utilizzano.
Il Dr. Gage esprime interesse nel focalizzarsi su sottogruppi di consumatori di cannabis più vulnerabili, al fine di ottenere una comprensione più dettagliata su come l’uso intensivo possa influenzare il loro benessere. Inoltre, è cruciale continuare a esplorare come la cannabis possa essere correlata ad altre condizioni, come la depressione.