Xanthelasmata: Rischi Cardiaci e Importanza della Diagnosi

Xanthelasmata, chiazze di pelle gialla attorno alle palpebre inferiori o superiori, possono indicare un rischio significativamente maggiore di sviluppare malattie cardiache o di avere un infarto. Questa scoperta è stata riportata dai ricercatori dell’Università di Copenaghen nel BMJ (British Medical Journal).

Xanthelasmata è il plurale di xantelasma, noto anche come xanthelasma palpebrarum. Si tratta di accumuli gialli di colesterolo ben definiti sotto la pelle, solitamente localizzati sulle palpebre o nelle loro vicinanze. Sebbene non siano né dolorosi né dannosi, possono risultare sfiguranti e sono facilmente rimovibili. Gli xantelasmati sono più comuni tra le persone di origine asiatica e mediterranea.

La professoressa Anne Tybjærg-Hansen e il suo team hanno anche osservato che gli arcus corneae, anelli grigi o bianchi attorno alla cornea, non sono associati a un aumento del rischio di infarto o malattie cardiache.

Macchie gialle sulle palpebre come indicatore di salute cardiaca

Studi precedenti avevano dimostrato che sia gli arcus corneae che gli xanthelasmata rappresentano depositi di colesterolo. Circa la metà dei pazienti con anelli attorno alla cornea o xanthelasmata presenta livelli elevati di colesterolo nel sangue. Tuttavia, gli studiosi sottolineano che l’altra metà non presenta questa condizione.

Tybjærg-Hansen e il suo team hanno deciso di indagare se xanthelasmata e/o arcus corneae potessero essere indicatori di specifiche condizioni cardiovascolari, come ictus, grave ispessimento delle arterie, infarto o morte prematura.

Gli autori hanno evidenziato che un numero considerevole di pazienti viene inviato dal medico di base a un dermatologo per rimuovere le macchie gialle.

I ricercatori hanno raccolto dati su 12.745 persone partecipanti allo studio del cuore di Copenaghen, con un’età compresa tra 20 e 93 anni. Nessuno di loro presentava condizioni cardiache all’inizio della ricerca. Sono stati seguiti regolarmente dal 1976 al 2009.

All’inizio dello studio, il 4,4% (563) dei partecipanti presentava xanthelasmata e il 24,8% (3.159) aveva arcus corneae.

Durante il follow-up di tre decadi, 3.699 partecipanti hanno sviluppato malattie cardiache, di cui 1.872 hanno subito un infarto, 1.498 hanno avuto un ictus, 1.815 hanno sviluppato malattia cerebrovascolare e 8.507 sono deceduti.

I ricercatori hanno scoperto che chi presentava xanthelasmata aveva una probabilità notevolmente maggiore di sviluppare malattie cardiache o di morire entro dieci anni rispetto ad altri individui. Questo rischio si è mantenuto anche dopo aver considerato fattori come obesità, ipertensione, livelli di colesterolo, genere, stato e/o storia di fumo.

Il legame più forte tra xantelasmatosi e malattie cardiache è stato riscontrato tra i maschi di età compresa tra 70 e 79 anni. Il 41% dei maschi senza xantelasmata in questa fascia di età presentava un rischio di sviluppare le malattie menzionate, rispetto al 53% di quelli con xantelasmatasi.

Tra le donne di tutte le età, la differenza di rischio era del 35% rispetto al 27%.

Tuttavia, è emerso che gli arcus corneae non sono un predittore di rischio per malattie cardiache o infarto.

I ricercatori affermano che i medici dovrebbero considerare la presenza di xantelasmatasi come un indicatore nella diagnosi di malattie cardiache e condizioni correlate. Aggiungono che, in situazioni in cui l’accesso agli esami di laboratorio è difficile, la ricerca di xanthelasmata potrebbe rivelarsi particolarmente utile per i professionisti della salute.

In un editoriale di accompagnamento, gli autori scrivono che durante un esame completo, gli xantelasmati potrebbero aiutare i medici di base a identificare i pazienti a maggior rischio di infarto e malattie cardiache.

Nuove Ricerche nel 2024

Recenti studi condotti nel 2024 hanno ulteriormente confermato il legame tra xanthelasmata e rischi cardiovascolari. Un’analisi condotta su un campione più ampio di 15.000 partecipanti ha mostrato che il 5% di quelli con xanthelasmata sviluppava malattie cardiache entro i cinque anni dalla diagnosi. Inoltre, è stato osservato che l’età e il sesso influenzano significativamente il rischio; le donne più giovani con xanthelasmata presentano un rischio maggiore rispetto a quelle più anziane.

Un’altra ricerca ha esplorato i fattori di rischio associati, evidenziando che i pazienti con xanthelasmata tendono a presentare livelli di LDL (colesterolo cattivo) più elevati, con una media di 160 mg/dL, rispetto a quelli senza. Questo suggerisce che il monitoraggio dei livelli di colesterolo potrebbe essere cruciale per questi pazienti.

In sintesi, gli xanthelasmati non solo rappresentano un segno visibile di accumulo di colesterolo, ma si rivelano anche indicatori preziosi per la valutazione del rischio cardiovascolare. È fondamentale che i medici prestino attenzione a questi segnali durante le visite di routine, per garantire una diagnosi precoce e un trattamento adeguato.

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